Un giro in solitaria nei boschi colorati d’ autunno con la indistruttibile Yamaha TTR 600
Un giro in solitaria nei boschi colorati d’ autunno con la indistruttibile Yamaha TTR 600
Una giornata coi soliti sugli sterrati laziali: partiamo in 4 per un giro che dovrebbe portarci da Roma fin dentro l’ Abruzzo. Le cose non andranno proprio così…
Le moto alla partenza sono un TTr 600, una Multiuso Borile e due Suzuki DR 350. Gli sterrati proseguono lisci per km
La Multiuso si distingue immediatamente per la sua grande maneggevolezza e versatilità. Su questi sterrati di ghiaia fine procede a velocità turistiche senza indugi, in autostrada tiene i 100 senza problema alcuno
Su una strettoria il gioco si fa duro e fa fuori una moto. Un sasso si ficca in un radiatore e due dei ns devono tornare indietro. Sopravvivono la TTR e la Multiuso
Finito il canalone incontriamo uno sterro che prosegue svoltando più volte in un magnifico paesaggio. Lungo il tragitto è possibile vedere i cippi che segnavano il confine dello Stato Pontificio
Imbocchiamo una deviazione a noi sconosciuta e la seguiamo per diversi km
Nei boschi si perde facilemnte l orientamento, fatto sta che dovremmo esserci spinti di nuovo nel Lazio, nel lato della Ciociaria. Si sale si sale e si arriva a quota neve…
Decidiamo che è inutile anche tentare di forzare il nevaio, potremmo solo avere la peggio. Si torna quindi indietro facendo un anello senza passare 2 volteper la stessa strada
Incontro di prima mattina gli amici che mi faranno da guida lungo il giro di oggi: questa volta la nostra meta è la campagna Viterbese, tra le altre cose percorreremo un tratto della vecchia linea ferroviaria Capranica – Civitavecchia, facente parte del più lungo tratto Orte – Capranica – Civitavecchia.
Per raggiungere la zona percorriamo sterrati secondari, le piogge delle ultime 2 settimane hanno gonfiato di parecchio i piccoli corsi d acqua della zona
e il fango la fa da padrone
Raggiungiamo quindi il ns obbiettivo, la prima stazione è quella di Civitella Cesi
La linea, lunga circa 85 km, è stata completata interamente nel 1929 su un progetto di fine ‘800. Fin dalla nascita è stata caratterizzata da basse velocità, percorso tortuoso ed eccessiva distanza delle stazioni dai centri abitati. Seriamente danneggiata durante la guerra è stata ripristinata, dopo un lungo intervento di recupero, nel 1947. Nel 1961, a causa di una frana, viene chiuso il tratto Capranica – Civitavecchia che verrà riaperto solamente intorno al 1984. L’ intera linea è stata chiusa definitivamente nel 1994, dopo un tentativo (fallito) di elettrificazione e potenziamento. *
Lungo il tracciato incontriamo gallerie e rettilinei
Fino a raggiungere la stazione di Monte Romano
Questa fermata è letteralmente in mezzo al nulla, anche quando fu costruita non vi erano strade di accesso. Non c’è da meravigliarsi se il traffico passeggeri sulla tratta non sia mai stato considerevole….
Il vicino serbatoio
E il ponte sul Mignone, sul quale non si passa
Si decide per un percorso alternativo obbligato, seguiremo il mignone fino a un ponte transitabile per poi riprendere il tracciato
Si fa una pausa nei dintorni di Monte Romano per poi riprendere il giro, ma la fanga non ci da tregua
Giungiamo in vista del mare
Tentiamo poi (inutilmente) di guadare il Mignone
e riprendiamo “il treno”
Si scorrazza un altro po’ in acquitrini gelidi e si torna a casa.
Un giro di qualche tempo fa con degli amici.
Ci si incontra la mattina presto nei pressi di Via salaria, l’ idea è quella di sterrare inoltrandosi verso la provincia di l’ Aquila.
Il percorso non è chiaro, l’ obiettivo è quello di sterrare il più possibile. Il gruppo è affiatato e ci mettiamo subito al lavoro.
Questa volta c’è la tecnologia a darci una mano
L’ esplorazione continua, ogni tanto il gruppo si blocca a causa di indicazioni non precisissime degli strumenti
Dedico una giornata a sterrare col buon Jack. Ci si vede la mattina presto e si parte in direzione Avezzano. In questo giro le moto saranno la solita TTR600 una beta Urban.
Nelle immediate vicinanze comincia il parco giochi
Facciamo una piccola deviazione verso un Eremo perso nei boschi
Il giro riprende seguendo la traccia principale
80 km di sterrato in piacevole compagnia.
Una rapida visita ad un paese fantasma nei pressi di Grottaminarda (AV).
Prima qualche curva sul Formicoso
Per giungere in località Melito Vecchio, abbandonata dopo il terremoto del 1962
Parto in mattinata da Roma in direzione Napoli. Lascio l’ autostrada a Ceprano per dirigermi verso le Gole del Melfa. Da lì raggiungerò forca d’ Acero e punterò a Sud.
Non so quanto ci metterò visto che ho in mente diverse deviazioni, quindi per sicurezza porto l attrezzatura da campeggio.
La prima diversione è nei pressi di Roccasecca (FR)
A un certo punto la storia si fa difficile, torno indietro e faccio una zoommata sull obiettivo che dovevo raggiungere
Uno scorcio del fiume Melfa
E le sue gole
Più avanti inizio a salire verso Forca d’ Acero (circa 1530 m slm), la temperatura diminuisce sensibilmente
Finalmente un po’ di ombra dopo tanti km
Sceso a valle devo proseguire verso Castel di Sangro. Sul mio percorso trovo Villetta Barrea e l’ ononimo lago, nato nel 51 dallo sbarramento del fiume Sangro.
Dopo altri km asfaltati giungo finalmente all’ Aremogna dove mi dedico all esplorazione di qualche sterrato.
Sono ancora le 17 circa e decido di puntare verso le Gole del Sagittario. Per arrivarci dovrò percorrere l’ Altopiano delle 5 Miglia e scendere a Sulmona
Arrivo a destinazione
Decido che visiterò Scanno con la luce, ora me ne torno indietro…
Di buon mattino lascio Roma sotto un cielo grigio per dirigermi verso Sud. Non ho programmato un giro preciso, salvo il fatto che mi dirigerò verso il mare per evitare la pioggia (la prenderò lo stesso).
Immediatamente a Sud Est della città i primi rilievi che incontro sono i Colli Albani, quasi interamente coperti di vigneti
A seguire percorro un tratto della Via Appia, dalla quale mi allontano in direzione dei Giardini di Ninfa
Sfioro di striscio i Monti Lepini per tornare a valle, nel bel mezzo dell’ Agro Pontino. L’ Agro era territorio coperto dalle paludi e, spesso, rifugio dei briganti in fuga dalla polizia pontificia. Fu bonificato tra il 1926 e il 1937, grazie al lavoro di circa 50.000 operai.
Proseguo seguendo due corsi d’ acqua che mi porteranno nei dintorni di Terracina, l’ Amaseno e l’ Ufente
Una piccola deviazione verso l’ Abazzia di Fossanova
E mi ritrovo di nuovo a seguire i corsi d acqua locali, lungo uno dei quali trovo un vecchio ponte ferroviario
Mi inoltro nella pianura che sembra non finisca mai
Una volta a Terracina esploro le alture circostanti. Notevole la vista dal Monte Leano, immediatamente a ridosso della cittadina.
Qualche sentiero nei dintorni
Seguo la costa in direzione Sud
Per arrivare a Gaeta dovrò in ogni caso percorrere la Via Flacca, strada piatta e monotona nel primo tratto, ma che regala scorci stupendi mano a mano che ci si avvicina a Sperlonga.
Prima di tornare a Roma faccio un giro alla Grotta del Turco, che vale senz altro una visita
Parto da Ceprano nella prima mattinata per visitare la parte dei Monti Aurunci che ancora manca all’ appello. Si tratta del Monte Redentore (1252 m slm) e delle sue immediate vicinanze. Nel mio post precedente “Esplorazioni in Ciociaria” mi ero dedicato al Monte Faggeto (1256 m slm) e alla zona di Campodimele, immediatamente a ridosso del Passo di San Nicola. Questa volta mi spingerò più ad Est e più vicino alla costa.
La “Ceprano-Itri” è una strada che conosco bene: stretta, panoramica e con asfalto in buone condizioni generali sa farti divertire anche con una monocilindrica con pochi cavalli. La prima sosta è al Santuario “Madonna Civita” da dove si può vedere piuttosto bene il Porto di Gaeta.
Proseguendo, Itri mi accoglie sempre allo stesso modo: col suo castello ben visibile per chi arriva da Roma percorrendo la Via Appia o per chi scende da Nord, come nel mio caso.
Faccio una deviazione dal percorso per vedere cosa resta della ferrovia “Gaeta – Formia – Scauri – Sessa Superiore – Sparanise”. Il ponte ferroviario è in ottime condizioni e passa proprio sopra la Via Appia. trovo uno sterrato che mi permette di guardarla più da vicino.
Faccio un paio di foto sperando che l’ espresso fantasma non passi proprio ora.
Il tutto sembra essere in ottimo stato di conservazione, non vi è recinzione nè alcun segnale di divieto. Decido comunque di non percorrerla in moto per non allarmare inutilmente eventuali curiosi.
Verso Scauri, prima di salire in quota, decido di fare una visita all’ antico porto romano di Gianola, situato lungo la c.d. “Riviera di Ulisse”.
Il Monte Redentore mi aspetta.
La prima parte della salita è asfaltata, dopo un po il bitume lascia spazio ad uno sterrato in perfette condizioni. Paesaggi neanche a dirlo stupendi.
I colori autunnali risaltano all’ occhio.
Mano a mano che mi avvicino alla cima la strada diventa un sentiero, sempre più stretto e ripido. in alcuni punti non c’è posto per girare la moto.
Percorro l’ ultimo tratto a piedi.
Da lì mi dirigo presso l’ eremo di San Michele. Costruito nella roccia poche centinaia di metri più in basso. Mi avvicino a piedi per non disturbare le signore vacche.
Ritorno a valle, per non tornare indietro facendo lo stesso giro cerco un passaggio che mi faccia scendere dall altra parte, in direzione di cassino. Trovo uno sterro che mi porta rapidamente in quota collinare nella direzione voluta. L’ anello quindi c’è, ma è troppo ripido. la scarpata che dovrei superare da solo presente troppi rischi.
Chiuderò il giro, ma in compagnia. Per oggi me ne torno a Formia e da lì a Ceprano.
Parto di buonora per un giro compreso tra le province di Rieti e Terni.
Traverserò una zona della campagna Sabina per passare “in quota” nella vicina Umbria fino ad un’ altitudine di circa 1000 m slm. Nonostante le piogge dei scorsi giorni la strada è ancora praticabile.
Dopo un po’ di km e di fango giungo nell’ abitato di Fianello, a circa 200 m slm. L’ abitato risale al medioevo e al suo interno vi è una delle poche torri pentagonali d’ italia. Ormai abbandonato, è sede di qualche casa di villeggiatura. Un’ oasi di pace a due passi da Roma.
Supero il confine con l’ Umbria per salire in montagna. Da questo momento in poi solo sterri “in quota”
Riscendo a valle e prendo l’ autostrada. il mio primo giro autunnale finisce qui.
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