Monti della Tolfa: la ferrovia Capranica-Civitavecchia

17 03 2013

Incontro di prima mattina gli amici che mi faranno da guida lungo il giro di oggi: questa volta la nostra meta è la campagna Viterbese, tra le altre cose percorreremo un tratto della vecchia linea ferroviaria Capranica – Civitavecchia, facente parte del più lungo tratto Orte – Capranica – Civitavecchia.

Per raggiungere la zona percorriamo sterrati secondari, le piogge delle ultime 2 settimane hanno gonfiato di parecchio i piccoli corsi d acqua della zona

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e il fango la fa da padrone

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Raggiungiamo quindi il ns obbiettivo, la prima stazione è quella di Civitella Cesi

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La linea, lunga circa 85 km, è stata completata interamente nel 1929 su un progetto di fine ‘800. Fin dalla nascita è stata caratterizzata da basse velocità, percorso tortuoso ed eccessiva distanza delle stazioni dai centri abitati. Seriamente danneggiata durante la guerra è stata ripristinata, dopo un lungo intervento di recupero, nel 1947. Nel 1961, a causa di una frana, viene chiuso il tratto Capranica – Civitavecchia che verrà riaperto solamente intorno al 1984. L’ intera linea è stata chiusa definitivamente nel 1994, dopo un tentativo (fallito) di elettrificazione e potenziamento. *

Lungo il tracciato incontriamo gallerie e rettilinei

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Fino a raggiungere la stazione di Monte Romano

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Questa fermata è letteralmente in mezzo al nulla, anche quando fu costruita non vi erano strade di accesso. Non c’è da meravigliarsi se il traffico passeggeri sulla tratta non sia mai stato considerevole….

Il vicino serbatoio

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E il ponte sul Mignone, sul quale non si passa

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Si decide per un percorso alternativo obbligato, seguiremo il mignone fino a un ponte transitabile per poi riprendere il tracciato

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Si fa una pausa nei dintorni di Monte Romano per poi riprendere il giro, ma la fanga non ci da tregua

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Giungiamo in vista del mare

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Tentiamo poi (inutilmente) di guadare il Mignone

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e riprendiamo “il treno”

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Si scorrazza un altro po’ in acquitrini gelidi e si torna a casa.

 

 

 





Paesaggi Lazial Abruzzesi

11 11 2012

Un giro di qualche tempo fa con degli amici.
Ci si incontra la mattina presto nei pressi di Via salaria, l’ idea è quella di sterrare inoltrandosi verso la provincia di l’ Aquila.

Il percorso non è chiaro, l’ obiettivo è quello di sterrare il più possibile. Il gruppo è affiatato e ci mettiamo subito al lavoro.

Questa volta c’è la tecnologia a darci una mano


L’ esplorazione continua, ogni tanto il gruppo si blocca a causa di indicazioni non precisissime degli strumenti


In serata si rientra

 

 





Sterrati d’ Abruzzo

20 10 2012

Dedico una giornata a sterrare col buon Jack. Ci si vede la mattina presto e si parte in direzione Avezzano. In questo giro le moto saranno la solita TTR600 una beta Urban.

Nelle immediate vicinanze comincia il parco giochi

 

Facciamo una piccola deviazione verso un Eremo perso nei boschi

Il giro riprende seguendo la traccia principale

80 km di sterrato in piacevole compagnia.

 

 

 





Melito Irpino

18 08 2012

Una rapida visita ad un paese fantasma nei pressi di Grottaminarda (AV).
Prima qualche curva sul Formicoso

Per giungere in località Melito Vecchio, abbandonata dopo il terremoto del 1962

 





Basilicata: Craco e dintorni

17 08 2012

Parto di buon ora per un giro prevalentemente su asfalto tra Campania e Basilicata.

L’itinerario di oggi parte dall’ Alta Irpinia per giungere nel cuore della Basilicata in provincia di Matera.

Percorro la Fondovalle Sele, poi un tratto di SA – RC fino ad imboccare la Basentana e lasciarla allo svincolo per Accettura. Uscito dalla superstrada mi aspettano circa 20 km di curve fino al primo centro abitato.

Il paesaggio montano offre numerosi divagazioni per chi è alla guida di una dual. Numerosi sterrati partono dalla traccia principale, il fondo è buono in quasi tutti i casi ma all’ interno dei boschi è difficile orientarsi.

Le temperature torride diminuiscono sensibilmente quando si superano i 600 m di quota. La quota massima di oggi è stata di circa 1000 m. Trovo lunghi tratti a fondo sabbioso che mettono in crisi anche le gomme tassellate.

Giunto ad Accettura proseguo per San Mauro Forte, per arrivare a Craco voglio percorrere strade secondarie tenendomi lontano dal traffico di Ferragosto. Superata San Mauro il paesaggio cambia


Vedo i primi calanchi da vicino

…e raggiungo finalmente la mia meta, Craco!!

Craco era un comune di circa 2000 abitanti che nel ’63 fu abbandonato a causa di una frana. Gli abitanti furono spostati nel vicino abitato di Craco Peschiera e, fino a 2 anni fa, si era liberi di circolare all’ interno delle sue rovine.

Oggi invece, dopo che negli anni passati ignoti hanno saccheggiato i ruderi privandoli delle campane, dell altare della chiesa e di quanto altro hanno ritenuto opportuno, il turista si trova a pagare € 6 e a dover fare una visita guidata “in sicurezza”. Ciò significa che si può visionare solo una piccola parte delle rovine, e  con un caschetto in testa.

Una visita in completa libertà sarebbe stata più affascinante ma le guide sono preparate e disponibili e non bisogna aspettare troppo tra un turno e l altro. Inoltre i numerosi dettagli storici raccontatici dai simpatici accompagnatori valgono ben più di quel po’ di caldo che si soffre sotto il caschetto.

Secondo Wikipedia la frana, durata circa 20 anni, “sembra essere stata provocata da lavori di infrastrutturazione, fogne e reti idriche, a servizio dell’abitato”. In effetti fu provocata dalla costruzione di un campo di calcio, proprio nella parte bassa del paese. I lavori di sbancamento per il campo da gioco diedero inizio a un crollo che si è fermato solo negli anni 80 anche grazie ad un bosco piantato per l occorrenza. Un campo da calcio ha tirato giù una città, storie d’ Italia.

I resti di un forno

L’ interno di un abitazione

Vicoli…

Resti dell abitato

La foto sotto mostra ciò che rimane della vecchia cisterna comunale dove si raccoglieva acqua che si credeva fosse sorgiva (guardando oltre si può vedere il bosco che è stato piantato pochi anni fa). Dopo analisi effettuate intorno agli anni 70 risultò che tale acqua proveniva da perdite dell acquedotto e della rete fognaria…

Un’ altra curiosità del luogo è che l acqua è rimasta allacciata fino all’ anno 2000. Dal 63 le fontane comunali continuavano a far fuoriuscire acqua che si riversava a valle. Proprio nel 2000, in corrispondenza della chiusura dell’ acqua, è andato via l ultimo abitante della città.

Riprendo il mio viaggio su strade deserte

E giungo quindi ad Aliano, comune in provincia di Potenza di circa 1100 abitanti posto ad una altitudine di circa m 550. Nota per essere stata luogo del confino di Carlo Levi e ambientazione del suo libro “Cristo si è fermato ad Eboli”

Nella foto sotto la casa dello scrittore


A pochi km da qui vi è Alianello, abitato abbandonato in seguito ad un evento franoso

Da qui scendo nella Val d’ Agri, dove faccio una sosta nei pressi della diga del Pertusillo

Continuo fino alla SA – RC che mi riporta a casa

 

 





Tra Lazio e Abruzzo: Roma – Aremogna – Roma

15 07 2012

Parto in mattinata da Roma in direzione Napoli. Lascio l’ autostrada a Ceprano per dirigermi verso le Gole del Melfa. Da lì raggiungerò forca d’ Acero e punterò a Sud.

Non so quanto ci metterò visto che ho in mente diverse deviazioni, quindi per sicurezza porto l attrezzatura da campeggio.

La prima diversione è nei pressi di Roccasecca (FR)

A un certo punto la storia si fa difficile, torno indietro e faccio una zoommata sull obiettivo che dovevo raggiungere

Uno scorcio del fiume Melfa

E le sue gole

Più avanti inizio a salire verso Forca d’ Acero (circa 1530 m slm), la temperatura diminuisce sensibilmente

Finalmente un po’ di ombra dopo tanti km

Sceso a valle devo proseguire verso Castel di Sangro. Sul mio percorso trovo Villetta Barrea e l’ ononimo lago, nato nel 51 dallo sbarramento del fiume Sangro.

Dopo altri km asfaltati giungo finalmente all’ Aremogna dove mi dedico all esplorazione di qualche sterrato.

Sono ancora le 17 circa e decido di puntare verso le Gole del Sagittario. Per arrivarci dovrò percorrere l’ Altopiano delle 5 Miglia e scendere a Sulmona

Arrivo a destinazione

Decido che visiterò Scanno con la luce, ora me ne torno indietro…





L’ Agro Pontino

20 05 2012

Di buon mattino lascio Roma sotto un cielo grigio per dirigermi verso Sud. Non ho programmato un giro preciso, salvo il fatto che mi dirigerò verso il mare per evitare la pioggia (la prenderò lo stesso).

Immediatamente a Sud Est della città i primi rilievi che incontro sono i Colli Albani, quasi interamente coperti di vigneti

A seguire percorro un tratto della Via Appia, dalla quale mi allontano in direzione dei Giardini di Ninfa

Sfioro di striscio i Monti Lepini per tornare a valle, nel bel mezzo dell’ Agro Pontino. L’ Agro era territorio coperto dalle paludi e, spesso,  rifugio dei briganti in fuga dalla polizia pontificia. Fu bonificato tra il 1926 e il 1937, grazie al lavoro di circa 50.000 operai.

Proseguo seguendo due corsi d’ acqua che mi porteranno nei dintorni di Terracina, l’ Amaseno e l’ Ufente

Una piccola deviazione verso l’ Abazzia di Fossanova

E mi ritrovo di nuovo a seguire i corsi d acqua locali, lungo uno dei quali trovo un vecchio ponte ferroviario

Mi inoltro nella pianura che sembra non finisca mai

Una volta a Terracina esploro le alture circostanti. Notevole la vista dal Monte Leano, immediatamente a ridosso della cittadina.

Qualche sentiero nei dintorni

Seguo la costa in direzione Sud

Per arrivare a Gaeta dovrò in ogni caso percorrere la Via Flacca, strada piatta e monotona nel primo tratto, ma che regala scorci stupendi mano a mano che ci si avvicina a Sperlonga.

Prima di tornare a Roma faccio un giro alla Grotta del Turco, che vale senz altro una visita

 





Monti Aurunci, ad Est del Passo di San Nicola

1 11 2011

Parto da Ceprano nella prima mattinata per  visitare la parte dei Monti Aurunci che ancora manca all’ appello. Si tratta del Monte Redentore (1252 m slm) e delle sue immediate vicinanze. Nel mio post precedente “Esplorazioni in Ciociaria” mi ero dedicato al Monte Faggeto (1256 m slm) e alla zona di Campodimele, immediatamente a ridosso del Passo di San Nicola. Questa volta mi spingerò più ad Est e più vicino alla costa.

La “Ceprano-Itri” è una strada che conosco bene: stretta, panoramica e con asfalto in buone condizioni generali sa farti divertire anche con una monocilindrica con pochi cavalli. La prima sosta è al Santuario “Madonna Civita” da dove si può vedere piuttosto bene il Porto di Gaeta.

Proseguendo, Itri mi accoglie sempre allo stesso modo: col suo castello ben visibile per chi arriva da Roma percorrendo la Via Appia o per chi scende da Nord, come nel mio caso.

Faccio una deviazione dal percorso per vedere cosa resta della ferrovia “Gaeta – Formia – Scauri – Sessa Superiore – Sparanise”. Il ponte ferroviario è in ottime condizioni e passa proprio sopra la Via Appia. trovo uno sterrato che mi permette di guardarla più da vicino.

Faccio un paio di foto sperando che l’ espresso fantasma non passi proprio ora.

Il tutto sembra essere in ottimo stato di conservazione, non vi è recinzione nè alcun segnale di divieto. Decido comunque di non percorrerla in moto per non allarmare inutilmente eventuali curiosi.

Verso Scauri, prima di salire in quota, decido di fare una visita all’ antico porto romano di Gianola, situato lungo la c.d. “Riviera di Ulisse”.

Il Monte Redentore mi aspetta.

La prima parte della salita è asfaltata, dopo un po il bitume lascia spazio ad uno sterrato in perfette condizioni. Paesaggi neanche a dirlo stupendi.

I colori autunnali risaltano all’ occhio.

Mano a mano che mi avvicino alla cima la strada diventa un sentiero, sempre più stretto e ripido. in alcuni punti non c’è posto per girare la moto.

Percorro l’ ultimo tratto a piedi.

Da lì mi dirigo presso l’ eremo di San Michele. Costruito nella roccia poche centinaia di metri più in basso. Mi avvicino a piedi per non disturbare le signore vacche.

Ritorno a valle, per non tornare indietro facendo lo stesso giro cerco un passaggio che mi faccia scendere dall altra parte, in direzione di cassino. Trovo uno sterro che mi porta rapidamente in quota collinare nella direzione voluta. L’ anello quindi c’è, ma è troppo ripido. la scarpata che dovrei superare da solo presente troppi rischi.

Chiuderò il giro, ma in compagnia. Per oggi me ne torno a Formia e da lì a Ceprano.





La locomotiva di Polla

4 09 2011

Un giro tra le provincie di Avellino Salerno e Potenza.

Parto imboccando la “Fondo Valle Sele”, stradone asfaltato che mi porterà verso la zona di Contursi. Proprio lì vicino ho in mente di visitare Romagnano al Monte, paese abbandonato dopo il sisma del 1980 e ricostruito poco più a valle.

La giornata è afosa, non ho difficoltà a seguire le indicazioni per arrivare sul posto. Il paese mi si presenta davanti così

Leggo da un cartello che l abitato è in fase di riqualificazione, i lavori interessano l’ex palazzo comunale. Il posto è spettrale e affascinante allo stesso tempo

Dopo la visita proseguo verso Polla, per raggiungere questa città dovro passare per parte della provincia di PZ.  Mi fermo a fotografare ponti viadotti e piccole stazioni

Imbocco la Statale delle Calabrie e dopo poco giungo a Polla (SA).

Non ero sicuro che lei fosse lì ad aspettarmi, invece eccola lì…. Sola e relativamente poco arrugginita.

La stazione, anche se abbandonata, è recintata e preferisco non scavalcare.

Da Polla riprendo verso Nord, sulla mia strada passerò per le gole del Fiume Bianco, che meritano senz altro una visita più approfondita

Per tornare nella provincia di Avellino passerò da Muro Lucano, quindi Castelgrande e poi Pescopagano. Per raggiungere quest ultima meta “scavalco” il Monte Carruozzo (1220 m slm) dove cerco qualche sterro

Giungo quindi a Pescopagano e torno a casa.





Tour Appenninico 2° parte: Sibillini e Valnerina

19 08 2011

Trovando Visso piuttosto affollata mi sistemo a Casali, una frazione di Ussita, paese attiguo.

Una volta liberatomi dell’ ingombrante bagaglio faccio un giro sui monti soprastanti. I Sibillini meriterebbero davvero più tempo. La strada che prendo è quella per salire al rifugio del Fargno (1811 m slm), l’avevo percorsa qualche anno fa ma da allora non ero più tornato quassù.

Lo sterro è molto facile, sistemato in modo da permettere il passaggio un po’ a qualsiasi mezzo. La pendenza non è mai eccessiva e non vi sono segnali di divieto.

All’ inizio si attraversa una zona boschiva ma salendo la vegetazione scompare per lasciare spazio a paesaggi meravigliosi.

Dal rifugio faccio un breve giro nelle immediate vicinanze e dopo imbocco lo sterrato che attraversa l’altopiano e conduce al Lago di Fiastra. Anche questo in ottime condizioni, lo percorro tutto senza incrociare anima viva.

Il giorno dopo parto di buon mattino. Attraverserò la Val Nerina in direzione di Terni con l’intenzione di visitare la vecchia ferrovia “Spoletina”, o quello che ne resta.

La giornata è già afosa, faccio delle soste lungo il percorso durante le quali visito piccoli borghi.

Le acque del Nera, limpidissime, seguono tutto il tracciato della strada

La ferrovia Spoleto Norcia è stata inaugurata nel 1926, da un progetto  risalente al 1909. ad oggi il materiale rotabile è stato rimosso e resta una strada sterrata che ne segue fedelmente il vecchio tracciato. Lungo il percorso sono ancora presenti alcuni caselli e gallerie, da pochi anni ristrutturati.

Individuo l’ imbocco e mi dedico a esplorarne almeno una parte. Lo sterro è in ottimo stato.

In alcuni punti è possibile vedere ciò che resta della linea elettrica

La galleria più lunga misura circa 700 m

Giungo in un punto dove la strada si interrompe e proseguo a piedi. Mi trovo nei pressi di una gola naturale dove vi sono,tra le altre cose, resti archeologici risalenti all’atà preromana.

Da questo momento inizio a tornare verso Calvi dell’ Umbria, punto di partenza del giro.

2 notti e 3 giorni, circa 700 km percorsi.